Ciclo economico mondiale: svolta verso il basso?

Azioni che pagano una rendita a vita

 Il dubbio che assilla gli analisti ma forse ancora di più gli operatori di Borsa è quello relativo all’immediato futuro del ciclo economico.

E, per la verità, addivenire a una proiezione, per quanto nel breve termine non è affatto facile.

Certamente le diversità tra le varie aree geografiche sono e resteranno molto ampie ancora a lungo.

Vediamole.

Ciclo economico degli Stati Uniti

Il dato sulla fiducia ancora ieri vicino ai massimi storici mal si concilia con l’idea di Stati Uniti vicini alla crisi e tanto meno alla recessione.

Dalla fiducia partono i consumi, dai consumi la produzione e dalla produzione l’occupazione ed il gettito fiscale.

Quindi nella norma tutto sotto controllo. Anzi, ancora in crescita brillante!

Tanto più che la FED è armata di ben 2.5 punti di tasso di interesse da potere tagliare in caso di crisi.

Senza contare le armi straordinarie, tipo il QE.

Il pericolo per gli USA (e non solo) nel breve periodo viene da Trump che vorrebbe evitare che il picco americano arrivi troppo presto rispetto alla campagna elettorale che lo vedrà impegnato tra circa 18 mesi.

La ripresa della guerra dei dazi è variabile in grado di disturbare parecchio le Borse e poi bisognerà vedere se dalla casa Bianca inventeranno qualcos’altro per frenare i mercati e smuovere la FED.

Ciclo economico in area UE

Dopo le elezioni in area UE tutto è cambiato per non cambiare nulla. Forse sì forse no.

Quadro molto complesso che dalla BREXIT in corso ai dati macroeconomici poco brillanti apre ad uno scenario di difficoltà.

Problemi cui si aggiungono le scarse propensioni europeiste dei partiti che hanno vinto, manifestando chiaramente il malcontento popolare per una politica di austerity voluta dall’ UE e rivelatasi fallimentare.

Come confermano ogni giorno i dati sull’occupazione e gli altri dati macroeconomici.

Considerando che i tassi sono già a zero per riparare il ciclo economico e contenere il dissenso popolare la BCE dovrà ricorrere a tutte le armi a disposizione.

Draghi ha già dato conferma di questa disponibilità ma sarà la tempestività a fare la differenza per evitare che in Europa il ciclo economico scenda davvero in recessione.

Ciclo economico nei Paesi emergenti

Precisato che il Giappone non è Paese emergente lo citiamo brevemente come economia che andrà inevitabilmente a rimorchio degli andamenti altrui.

Area asiatica in primis.

E qui bisognerà capire quanto tempo impiegheranno le manovre realizzate dal governo di Pechino per dare ancora più slancio all’economia.

Sull’efficacia a tendere non nutro particolari dubbi.

Semmai sono i rinnovati timori per la guerra sui dazi a rendere il quadro “proiezionale” meno limpido di quanto sarebbe stato senza questo battagliare alle dogane introdotto dagli USA.

In generale i Paesi emergenti sono, sia pure con le specifiche distinzioni di timing, in pieno boom economico e pertanto brevi rallentamenti difficilmente porteranno a una vera e propria recessione.

Sono e resteranno fenomeni fisiologici del ciclo economico.

Quindi ottimismo sugli emerging nei quali comprendiamo anche l’America Latina  e l’Est Europa a condizione che il problema delle barriere doganali rientri e si dia spazio a una crescita armonica.