Quale futuro dopo le urne: e se Napolitano?

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Proviamo a delineare il quadro politico e finanziario che esce dalle recenti elezioni.

Nessuna coalizione possiede, autonomamente, la maggioranza.

Ma i mercati potrebbero anche, al di là di una immediata reazione negativa, risentirne positivamente.

E’ questo il mio convincimento di fondo.

Vediamo perché.

Il movimento di Grillo rappresenta, con tutta evidenza, un elemento antisistema, intenzionato a guidare l’opposizione, e non disponibile, almeno nelle intenzioni del suo fondatore, a compromessi governativi.

 

Ma questo cosa significa?

In pratica, dobbiamo valutare diverse ipotesi, per sottolineare gli elementi realmente importanti relativi alla situazione uscita dalle urne, e comprendere cosa porti ribasso o rialzo sui mercati azionari.

Varie ipotesi sono state formulate da politologi ed analisti, per cercare di prevedere il futuro prossimo italiano, ma non tutte sembrano dotate di fondamento reale.

L’ipotesi di ritornare in tempi brevi al voto, ad esempio, pare improponibile, e questa soluzione avrebbe rappresentato già una prima opzione, che sarebbe considerata negativamente dai mercati.

Quindi una prospettiva negativa di meno.

Intanto, sarebbe difficile che il voto degli italiani cambi a breve termine, e peraltro nel cosiddetto semestre bianco il capo dello stato non può sciogliere le camere e far ritornare al voto.

Ne consegue che una delle ipotesi maggiormente negative, per i mercati, per la maggior incertezza del quadro politico ed economico che ne deriverebbe, già viene scartata a priori.

 

A questo punto, quindi, quasi sicuramente scartato un coinvolgimento del M5S nel governo, necessariamente si va verso un governo di larghe intese tra centrodestra e centrosinistra, il che significa alcune cose.

Monti, su consiglio di Napolitano, sarebbe dovuto restare super partes, ma ora che è entrato nell’agone politico, difficilmente potrebbe essere ricandidato quale risorsa super partes.

E, quindi, ne consegue che un governo non guidato da lui avrebbe probabilmente più attenzione anche verso il tema della crescita economica, cui hanno guardato sia centrodestra, che centrosinistra, anche se da prospettive diverse.

In altri termini, un mancato governo Monti allontana la prospettiva di un governo ancora tutto incentrato sul tema del rigore economico con politiche di tagli e tasse.

Peraltro la soluzione che si va prospettando, quella di un governo di larga intesa tra centrodestra e centrosinistra, potrebbe piacere ai mercati, come dicevo, molto più che se ci fosse stata una netta vittoria di uno solo dei competitors in gioco.

Infatti, il riavvicinarsi delle posizioni tra centrodestra e centrosinistra comporta, inevitabilmente, che le ali cosiddette estreme dei due schieramenti, probabilmente, rimangano fuori dai giochi, nella formazione del nuovo esecutivo, elemento, questo, che sicuramente non dispiace ai mercati.

 

Tutto questo, peraltro, si accompagna anche ad un’evidenziazione dei punti in comune al centrodestra ed al centrosinistra.

Se uno schieramento è per abolire l’imu, l’altro è per ridurla.

Vorrà dire che potrebbero, ad esempio, articolare il provvedimento anche in base alla capacità contributiva dei singoli, prevedendo esenzione maggiore o totale per i meno abbienti, e via dicendo, invece di prendere una posizione basata solo sulla riduzione o sull’abolizione dell’imposta.

Tirando le somme, abbiamo la prospettiva di un governo che non punta solo al rigore, e che sarà costretto ad allontanare le ali estreme.

Se ci saranno veti incrociati sui nomi, come già successo in passato, il capo dello stato potrà eventualmente tirar fuori dal cilindro qualcuno, non dico super partes, ma sicuramente bipartisan, gradito tanto agli uni che agli altri, un ousider accettato da tutti e ben accetto anche sul piano internazionale.

In tale ottica, ad esempio, nacquero gli esecutivi Amato e Goria.

 

Qualche nome su cui potrebbe puntare Napolitano?

I Letta, Enrico e Gianni.

Magari uno dei due alla presidenza del consiglio e l’altro sottosegretario, e questo indico non tanto per esprimere mie opinioni personali, ma perché si tratta di figure cui sarebbe difficile opporre un diniego, sia da parte del centro destra, che del centrosinistra.

Oppure se si pensa ad una donna, la Bonino, già commissario europeo.

Enrico Letta, già ministro dell’industria, è figura considerata moderata dello schieramento di centrosinistra, peraltro nipote di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio quando governava Berluconi.

La Bonino, già commissario europeo su designazione del governo Berlusconi, ha poi assunto posizioni di centrosinistra.

Per i mercati, quindi, la prospettiva è forse più credibile che se avesse vinto autonomamente il centrosinistra, condizionato da una componente di estrema sinistra che, certo, non piace ai mercati.

Ma anche più credibile ed ottimale che se avesse vinto solo il centrodestra, visto che i mercati, a torto o ragione, hanno imputato al governo Berlusconi una mancanza di sufficiente rigore, che avrebbe comportato il fatto di cedere il passo a Monti.

Probabile, quindi, anche per il quadro politico che si va delineando, la tenuta dell’indice FTSE MIB all’interno del trend rialzista di lungo termine, che ne inquadra le quotazioni sin dalla scorsa estate, mentre l’attuale ribasso pare denotare una natura meramente correttiva.

A Cura di Dott.Gianpiero Turletti
Staff di Proiezionidiborsa