4 titoli bancari troppo convenienti per non comprarli

intesa sanpaolo

Le banche sono la croce e delizia della Borsa, non solo di quella italiana. Delizia Perché sono titoli che quando salgono, salgono sempre parecchio (una volta non era così, ma dopo la Grande Crisi Finanziaria è cambiato tutto…). Non solo, di solito distribuiscono anche degli ottimi dividendi (che non emetteranno almeno fino ad ottobre, data la crisi, e su raccomandazione della BCE). Croce perché quando le Borse scendono, le banche sono tra i titoli peggiori. Ma anche perché, essendo titoli finanziari, sono sempre tra quelli che più subiscono gli effetti dei ribassi, come anche le assicurazioni.

Non importa, comunque, che siano croce o delizia. Rimane il fatto che le azioni delle banche sono tra le più scambiate e ricercate dagli investitori. Questo è tanto più vero in Italia, dove il loro peso sul listino principale, il Ftse Mib, è da solo di circa il 30%. Di banche, poi, si parla sempre. E la loro importanza in Italia è incontrovertibile. Non a caso, infatti, si parla di sistema economico ancora troppo bancocentrico. Che vuol dire? Che le imprese italiane fanno ancora in massima parte affidamento (diciamo che sono costrette a farlo…) sulle banche per finanziarsi. Ancora circa il 90% del denaro che arriva alle imprese è di matrice bancaria. Business angel, venture capital, crowdfunding ed altri sistemi alternativi sono ancora, appunto, alternativi.

4 titoli bancari troppo convenienti per non comprarli

Tutto quanto detto rende le banche ancora troppo centrali nel nostro sistema per non prenderle in considerazione come investimenti. Ma come valutarle correttamente? Beh, le banche sono l’epitomo del titolo azionario, quindi l’unica maniera corretta per farlo è secondo l’analisi fondamentale. Perciò, cercare di stabilire il prezzo corretto di un titolo in base alle caratteristiche economico-finanziarie intrinseche della società cui fa riferimento. L’analisi fondamentale è dunque finalizzata a valutare l’opportunità di un investimento azionario attraverso la stima del valore intrinseco (detto fair value) delle azioni, e il confronto con il valore di mercato.

Indicatori economici come il P/E (rapporto prezzo/utili), l’EPS (utili per azione), ROE (ritorno sugli investimenti) sono tutti utilizzati per riuscire a trovare quel fair value. Non c’è, ahinoi, un univocità nel risultato finale. Questo perché sebbene gli indicatori siano gli stessi per tutti, i metodi statistici e le formule usate dagli analisti variano da analisi ad analisi ad analisi. E variano anche da istituto di analisi ad altro istituto. Quindi, noi diciamo la nostra, facendo ben presente che è la nostra idea, e solo la nostra. Ah, e che i titoli che seguono, per investirci, sono adatti ad un investitore con un profilo di almeno 36-60 mesi.

Bene, a fronte di tutto questo, ci sono 4 titoli bancari troppo convenienti per non comprarli, adesso, per non investire secondo l’analisi fondamentale. E quali sono? Credem, Mediobanca, Intesa SanPaolo e Societé Generale. Tenete bene a mente quanto detto prima, ovviamente. E ci risentiamo tra un (bel) po’, per vedere come sia andata…