In un periodo storico in cui i mercati finanziari non danno la serenità e sui conti correnti non si ottiene nulla, l’investitore è nel panico. Specie chi decide di fare tutto da solo senza rivolgersi al consulente (sempre preferibile quello indipendente che non ha conflitti d’interesse). Ecco allora che l’idea è quella di investire in obbligazioni. Vediamo i 3 grossi rischi legati alle obbligazioni da tenere seriamente in considerazione.
Il “perché” della scelta dei bond
Si tratta di strumenti finanziari che legano un debitore, detto in gergo tecnico: emittente, ossia l’azienda o Ente che lo immette al mercato. Dall’altro abbiamo il creditore (detto in gergo: investitore) che ripone fiducia in quel debito prestandogli soldi. Quest’ultimo in sostanza ripone il diritto (e la fiducia) nella restituzione a scadenza e in compenso chiede nel frattempo degli interessi. In gergo questi ultimi vanno sotto il nome di cedole (spesso a cadenza semestrali o annuali). E quali sarebbero allora questi 3 grossi rischi legati alle obbligazioni da tenere seriamente in considerazione?
Il rendimento
Il motivo che spinge il piccolo risparmiatore a investire in obbligazioni è il rendimento. Ma per molte di esse, specie quelle di emittenti ritenuti dal mercato come affidabili, il tasso d’interesse non solo è nullo, ma spesso è addirittura negativo. L’esempio per eccellenza è il Bund tedesco. Su molte emissioni rende una % negativa. Ad esempio oggi il rendimento dell’obbligazione a 10 anni tedesco è dello –0,407% come mostra il grafico
(fonte: Investing). Cioè prestare €10.000 dei nostri soldi allo Stato tedesco vuol dire che a fine anno il Governo guidato da Angela Merkel ci chiederà €41 scarsi per tenersi i nostri risparmi. Una sorta di assicurazione.
Il rischio emittente
Con questa dicitura ci si riferisce allo specifico rischio di non vedersi restituiti i soldi a scadenza. Ovvero attiene al rischio che il nostro emittente non sia così affidabile come lui dice e/o noi pensiamo. I casi di fallimento di aziende private o di interi Stati emittenti non mancano. Per quanto riguarda quest’ultimi, si pensi all’Argentina, ormai “esperta” in dichiarazioni di bancarotta. Ma anche tra i privati i casi concreti non mancano: solo un paio di giorni fa si è avuta la notizia che la FED sta comprando persino obbligazioni della “fallita” Hertz. E potrebbe anche non essere l’unica, vista la temuta ondata di fallimenti negli USA (e non solo).
Sia coi debiti privati che pubblici bisogna sempre stare attenti al rating, ala rischiosità di un emittente. Tuttavia va detto che anche il parere delle società di rating non è esente dagli andamenti del mercato (Lehman Brothers docet).
Lo spread
Vediamo l’ultimo dei 3 grossi rischi legati alle obbligazioni da tenere seriamente in considerazione: lo spread. Esso definisce il valore di un’obbligazione nel tempo. infatti il credit spread ci da il rischio di un’obbligazione e quindi del suo emittente. Il rendimento di un bond infatti è composto da due fattori: il tasso di riferimento (nell’UE è quello della BCE) più uno spread ponderato in base dal rischio del suo debitore. Morale, più è alto il rendimento di un bond, più esso è rischioso. Detta in questi termini, lo spread funziona come una sorta di termometro circa il grado di fiducia di chi colloca quel debito. Cioè lega la probabilità di rimborso (o default) del debitore alla sua concreta situazione economico, finanziaria e patrimoniale.