2 motivi a favore e 1 contrario per comprare i titoli azionari che crollano a Piazza Affari

Piazza Affari

Saremo semplici e diretti nell’illustrare 2 motivi a favore e 1 contrario per comprare i titoli azionari che crollano a Piazza Affari. Ogni giorno si dice “il mercato ha toccato il minimo”, ma è così? Un piccolo salvagente può essere il fatto che la Consob ha vietato le vendite allo scoperto , ma questo non vuol dire cha la speculazione ha smesso di esistere o colpire. Ha solo cambiato bersaglio spostandosi a vendere BTP, che sono nella pancia delle banche, ossia l’ossatura del listino principale milanese. Punto e a capo.

Prima ragione che induce all’acquisto

Il primo si chiama “successo di lungo periodo” e ha a che fare con la saggezza del bravo investitore. Egli non mastica di mercati tutti i giorni in quanto si occupa di altro nella vita. Ma ha compreso 3 strategie semplici e “quasi” infallibili, che finora l’anno sempre ripagato:

  • Il medio-lungo termine spesso lo premierà;
  • Deve seminare verso gli ultimi scorsi dell’inverno;
  • Soprattutto deve essere ferreo nell’applicazione delle prime due regole.

Appreso ciò, implementa l’operatività concreta che è ben esposta in quest’articolo.

Seconda ragione che induce all’acquisto

Sempre nell’ambito dei 2 motivi a favore e 1 contrario per comprare i titoli azionari che crollano a Piazza Affari, vediamo il secondo. In pratica si tratta di capire quali sono i titoli che ricevono tracolli immotivati nei prezzi. Senza fare nomi, oggi ci sono in Borsa aziende (titoli) che hanno un valore, una capitalizzazione di Borsa addirittura più bassa della loro liquidità. Assurdo. Ecco allora che andare a scovare quei casi di titoli “massacrati” solo sull’onda del c.d. panic selling si rivela essere l’asso nella manica per il “successo di lungo periodo”. Si riallaccia al primo motivo, aumentandone le probabilità di buon esito dell’operazione e rafforzandone, in definitiva, la performance finale.

Il motivo per cui stare ancora all’erta

Sia perché l’emergenza Covid è tutt’altro che passata, sia perché la recessione ci si attende per l’anno in corso sarà vasta, profonda e devastante. Parole al vuoto? Nient’affatto, e lo dimostriamo con una semplice quanto elementare considerazione. Il 15% del Pil nazionale lo fatturiamo con il settore turismo e il suo indotto più diretto (alberghi, viaggi, agenzie turismo, ristorazione, etc). Ora, anche se ragionassimo “per ottimismo” e ne considerassimo un crollo pari a un terzo dei volumi medi del settore, i numeri che ne verrebbero fuori sono comunque devastanti.

Inoltre, un motivo a sfavore e di non poco conto è che il 99% dei titoli quotati a Piazza Affari mostra tendenza ribassista e quindi la discesa potrebbe ancora continuare.