Diamo subito la risposta alle domande di molti! 1.200.000 di disoccupati, ecco chi pagherà il conto dell’epidemia.
Le recenti stime della Commissione Europea hanno calcolato per il nostro Paese almeno 1.200.000 di disoccupati.
Lo stress economico causato dalla epidemia del coronavirus farà perdere entro il mese di ottobre oltre un milione di posti di lavoro.
Sussidi a pioggia ma poi?
Appena i sussidi che sono stati dati a pioggia cesseranno, molti componenti delle famiglie italiane si troveranno nella angosciosa situazione di aver perso il proprio posto di lavoro. A questo si aggiungeranno le prospettive di non riuscire a trovarne un altro entro breve tempo.
Il blocco dei licenziamenti, stabilito con provvedimento del Governo, cesserà in data 17 agosto 2020. Se tale provvedimento non sarà prorogato, migliaia di lettere di licenziamento dovranno partire.
A settembre/ottobre ci troveremo con una situazione sociale estremamente difficile da superare.
Come sempre saranno le piccole e le micro imprese a subire i contraccolpi della crisi economica.
1.200.000 di disoccupati, ecco chi pagherà il conto dell’epidemia
Queste non potendo reggere le nuove sfide del mercato, prima saranno costrette a licenziare e poi sicuramente a chiudere.
La Germania, che avrà comunque anche lei una situazione economica molto difficile, ha potuto e voluto affrontare in modo diverso dall’Italia la crisi economica che era nell’aria.
Tutto l’enorme “deficit spending”, della Germania, per usare un termine Keynesiano, è stato indirizzato alle imprese. C’è stato particolare riguardo per quelle piccole e piccolissime, conosciute anche dal decreto liquidità come micro imprese.
Il popolo tedesco sarà quindi quello che potrà beneficare per primo delle eventuale ripresa economica.
Nonostante questi grossi interventi finanziari, anche in Germania vi è stato una aumento considerevole della disoccupazione.
L’Italia con i suoi provvedimenti limitati dall’enorme deficit precedente come sempre ha adottato una sistema molto diverso.
A maggio vi era una deficienza di cassa di circa 25,5 miliardi, quindi il tesoro è dovuto correre ai ripari per emettere un nuovo BPT a 10 anni.
Le solite zavorre dell’Italia
Questa operazione di collocamento è stata preconcordata con un gruppo di banche per fare in modo che l’eventuale quota di titoli non optata non comporti un decremento eccessivo del prezzo di emissione.
La soluzione migliore è sempre e comunque emettere BPT a lungo o lunghissimo termine con opzione di rimborso, ma con l’emergenza in corso queste operazioni potrebbero risultare molto onerose per lo stato.
In quanto con un rendimento interessante i BPT italiani non sarebbero sottoscritti per la loro totalità dalle famiglie nazionali ma dai grandi investitori. Questi troppo spesso per la redditività dei propri portafogli fanno il gioco opposto dell’Italia. Vendono o comprano in base al mercato e quindi vanno in controtendenza rispetto alla politica economica.
I BPT nelle mani delle famiglie italiane, tendenzialmente, non sarebbero venduti e/o comprati, in base al mercato. Il loro utilizzo è quello di avere un flusso cedolare, quindi in caso di abbassamento dal rating o di una diminuzione del corso del titolo in conto capitale, continuerebbero a detenerli.